ciao benvenuto.


BENVENUTO NEL POSTO DOVE PUOI RIFLETTERE SULL'ASPIRAZIONE DELLA TUA ANIMA>>il REGNO DEI CIELI, DOVE ESSA TROVERA LA QUIETE, LA CALMA, PER PENSARE, ADORARE, E CANTARE LE LODI AL SUO CREATORE.


Vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell'uomo.


Gv 1, 43-51

Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Séguimi». Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».




mercoledì 28 settembre 2011

giovedì 17 febbraio 2011

I figli del REGNO di DIO.


I figli del Regno di Dio

Ef 1,3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo,..



Gv 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. 12 A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

1 Gv 5,19 Noi sappiamo che siamo da Dio [ rinati nel battesimo-cresima-eucarestia],
mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.
1Gv 5,18 Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca.

CUCC - 257 Dio è eterna beatitudine, vita immortale, luce senza tramonto. Dio è Amore: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio liberamente vuol comunicare la gloria della sua vita beata. Tale è il disegno della sua benevolenza, [Cf Ef 1,9 ] disegno che ha concepito prima della creazione del mondo nel suo Figlio diletto, “predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” ( Ef 1,4-5 ), cioè “ad essere conformi all'immagine del Figlio suo” ( Rm 8,29 ), in forza dello “Spirito da figli adottivi”( Rm 8,15 ). Questo progetto è una “grazia che ci è stata data. . . fin dall'eternità” ( 2Tm 1,9-10 ) e che ha come sorgente l'amore trinitario. Si dispiega nell'opera della creazione, in tutta la storia della salvezza dopo la caduta, nella missione del Figlio e in quella dello Spirito, che si prolunga nella missione della Chiesa [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2-9].

259... tutta la vita cristiana è comunione con ognuna delle Persone divine,.

Chi può entrare nel Regno di Dio?
Secondo la rivelazione biblica l'umanità può essere divisa in figli del maligno e figli del regno ( di Dio).
Mt 13:38 Il campo è il mondo.
Il seme buono sono i figli del regno;
la zizzania sono i figli del maligno.
I figli del regno- in quanto figli- ereditano il Regno di Dio e sono il popolo di Israele ;
i figli del maligno -in quanto figli- ereditano il regno del maligno e sono tutti gli altri.
Questo mondo finirà e...
Mt 8:11 Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,
... Gesù ammonisce il suo popolo che molti non-ebrei diventeranno figli del regno per sempre e molti ebrei, figli del regno per elezione, si ritroveranno nel regno del maligno insieme ai figli del maligno :
12 mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti»

Molti israeliti si ritenevano eredi del regno di Dio per condizione sociale e religiosa , in quanto circoncisi, discendenti di Abramo ed eredi delle promesse divine a lui fatte : l'avvento di Gesù che dona gratuitamente a chiunque crede in Lui - indipendentemente dalla sua condizione sociale o religiosa- la sua salvezza, la sua natura divina, la vita eterna, mette radicalmente in crisi questa loro certezza.
La domanda allora è :

Si entra nel Regno di Dio osservando i comandamenti dati a Mosè ?

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Chi osserva i comandamenti di Mosè " non è lontano dal Regno di Dio" ma ancora non è dentro il Regno. Non è lontano, è vicino, ma manca ancora qualcosa per esserci dentro .

Mt 19, 16 Ed ecco un tale, che gli s’accostò e gli disse: Maestro, che farò io di buono per aver la vita eterna?
Fare...Io...avere, ottenere, ricevere, meritare. Questa la mentalità .
17E Gesù gli rispose: Perché m’interroghi tu intorno a ciò ch’è buono? Uno solo è il buono.
Solo Dio è il buono, l'uomo non è il buono : non è in grado di fare nulla di buono. L'uomo naturale non può fare il bene con perfezione , come Dio, perciò non potrà mai entrare nella vita divina, essendo Dio incompatibile con il male. Qualcosa l'uomo può fare :
se vuoi entrar nella vita osserva i comandamenti.
Ma questo non basta :
18 Quali? gli chiese colui. E Gesù rispose: Questi: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dir falsa testimonianza;19 onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso. 20 E il giovane a lui: Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?

L'obbedienza alla legge di Mosè porta vicino alla vita eterna ma non vi fa entrare.
Infatti :
Rm 3:20 in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui .
L'osservanza della Legge di Mosè non cambia la natura umana , come pensavano i giudei-farisei : essa rimane ingiusta , incapace di giustizia davanti a Dio, di perfezione nel bene e perciò incompatibile con la vita divina.

L'osservanza delle Legge mosaica è necessaria per entrare nel Regno di Dio, ma le manca ancora qualcosa. «che mi manca ancora?»

21 Gesù gli disse: Se vuoi esser perfetto, va’ vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi.

All'osservanza dei comandamenti manca ancora di abbandonare tutto per seguire Gesù.

22 Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò contristato, perché aveva di gran beni.

Avere beni nella mentalità giudaica significa essere benedetto da Dio: il giovane si sente benedetto, osserva il decalogo, non crede di aver bisogno di altro. Perchè seguire Gesù? Che cosa ha di " nuovo" da dire? Abbandonare i beni che sono benedizione di Dio per che cosa?

Che cosa si ottiene nel seguire Gesù che sia di più di ciò che si ottiene osservando la Legge di Mosè ?

Egli stesso lo spiega in relazione alla parabola appena raccontata.

Mt 19:29 Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

Abbandonare tutto per seguire Gesù significa ricevere beni immensamente più grandi : avere in eredità la vita eterna.

[ l'espressione " ereditare" è usata da Luca : Lc 10:25 Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».] Il giovane crede di poter ereditare la vita eterna con la sua appartenenza alla discendenza abramitica e di meritarla con osservanza della Legge di Mosè perchè questo era l'insegnamento religioso in quel periodo storico : Gv 5:39 Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.

L'uomo naturale non riesce a fare il bene con perfezione anche se lo conosce attraverso la Rivelazione divina ( le scritture), perciò non potrà mai entrare nella vita divina con l'osservanza della Legge mosaica.

Gv 6:47 In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Solo Gesù ha promesse di vita eterna: per entravi è necessario credere alla sua promessa e seguirlo.

Gv 6:68 Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
Rm 4:16 Eredi [ della vita eterna ] quindi si diventa per la fede [ nella promessa di Gesù]

L'appello di Gesù è radicale :
Gv 12:25 Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.

Seguire Gesù dove, come ?

I figli di Dio

domenica 6 febbraio 2011

Il cuore più bello del mondo.


Il cuore più bello del mondo.

C'era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno della vallata. Tutti quanti glielo ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. Erano tutti concordi nell'ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s'insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso. All'improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse:
«Beh, a dire il vero... il tuo cuore è molto meno bello del mio».
Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti: della folla e del ragazzo. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C'erano zone dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene, così il cuore risultava tutto bitorzoluto. Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. Così tutti quanti osservano il vecchio, colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello. Il giovane guardò com'era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere:
«Starai scherzando! - disse - Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime».
«È vero!», ammise il vecchio. «Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto ma non farei mai a cambio col mio. Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel'ho dato, e spesso ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi e così ho qualche bitorzolo, a cui però sono affezionato: ciascuno mi ricorda l'amore che ho condiviso. Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini. Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l'amore che ho provato anche per queste persone...e chissà? Forse un giorno ritorneranno e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, che cosa sia il vero amore?».

Il giovane era rimasto senza parole, e lacrime copiose gli rigavano il volto. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e gliel'offrì con le mani che tremavano. Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane. Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo. Poi il vecchio aggiunse:
«Se la nota musicale dicesse: "Non è la nota che fa la musica... "Non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse: "Non è una parola che può fare una pagina..." Non ci sarebbero i libri.
Se la pietra dicesse: "Non è una pietra che può alzare un muro..." Non ci sarebbero case.
Se la goccia d'acqua dicesse: "Non è una goccia d'acqua che può fare un fiume..." Non ci sarebbero gli oceani.
Se l'uomo dicesse: "Non è un gesto d'amore che può rendere felici e cambiare il destino del mondo..." Non ci sarebbero mai né giustizia, né pace, né felicità sulla terra degli uomini».

Dopo aver ascoltato, il giovane guardò il suo cuore, che non era più il cuore più bello del mondo, eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perché l'amore del vecchio ora scorreva dentro di lui.(postato da Salvatore.)

venerdì 4 febbraio 2011

si aprì il santuario di Dio nel cielo


[19]Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.


12

[1]Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. [2]Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. [3]Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; [4]la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. [5]Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. [6]La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
[7]Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, [8]ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. [9]Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. [10]Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:

«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
[11]Ma essi lo hanno vinto
per mezzo del sangue dell'Agnello
e grazie alla testimonianza del loro martirio;
poiché hanno disprezzato la vita
fino a morire.
[12]Esultate, dunque, o cieli,
e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi, terra e mare,
perché il diavolo è precipitato sopra di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo».

il cielo dell'anima


Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era incapace di credere alla bontà, all'amore, alla solidarietà, ma soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio.
Un giorno, mentre era sulle colline che attorniavano il suo villaggio, sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore. Il pastore era un brav'uomo, dagli occhi limpidi. Si accorse che lo sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata e gli chiese:
"Che cosa ti turba tanto amico ?". "Mi sento immensamente solo", rispose l'uomo.
"Anch'io sono solo, eppure non sono triste", disse il pastore. "Forse perché Dio ti fa compagnia?", chiese.
"Hai indovinato !" rispose.
"Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore. Com'è possibile che ami gli uomini, uno per uno ? Com'è possibile che ami me?"
"Vedi laggiù il nostro villaggio?" gli chiese il pastore. "Vedi anche le case e le finestre di ogni casa?"
"Vedo tutto questo", rispose.
"Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola, la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata".


Brutta, veramente brutta!Anzi mostruosa!!
Per fortuna è solo una nebulosa fotografata da un telescopio orbitante e chiamata dai tecnici della Nasa "mano di dio"

la mano di Dio é
la mano che ci sostiene quando inciampiamo,
che ci accarezza per confortarci,

è la mano che prestiamo a Dio per permettergli di fare quello che senza di noi non potrebbe compiere.

C'è anche l'occhio di Dio, altra nebulosa scoperta nel fimamento.
Foto in alto a sinistra.

I colloqui con il Cielo





II giardino segreto di Natuzza è abitato da molte presenze celesti. La signora Alba Colloca l'ha scoperta più volte inginocchiata a gridare: «Come sei bello... Ti amo pazzamente... Dimmi cosa devo fare», dopodiché la donna le diceva di aver visto e parlato con Gesù. Questi colloqui si ripetono regolarmente nella settimana santa, quando Natuzza riceve la gioia dolorosa delle stigmate.

Vede Gesù come un uomo molto alto, di indescrivibile bellezza, sempre vestito di bianco, con i capelli biondi tendenti al nocciola, con una scriminatura al centro. Qualche volta si presenta anche nelle forme di un uomo povero e con molte ferite sanguinanti. Ma quello che più colpisce Natuzza è il suo sguardo che le attraversa l'anima e la riempie di gioia. Lei attende questi incontri «con la stessa ansia di una mamma che aspetta il ritorno del figlio da un paese lontano».

La Madonna le appare invece come una donna piccolina, giovane, dell'età di quindici o sedici anni, con i capelli neri e gli occhi scuri, con il volto tondo e dalla carnagione olivastra. È quindi diversa dalle classiche iconografie occidentali, dove la Vergine ha i capelli biondi e il volto diafano. E quando lo scultore Conrad Moroder di Ortisei presenta la statua lignea secondo le indicazioni di Natuzza, lei conferma la somiglianzà, «anche se la Madonna è molto più bella».

Una delle prime apparizioni che Natuzza ha raccontato risale al 17 gennaio 1944, quando improvvisamente la sua stanza si inonda di una luce azzurra e lucentissima e le appaiono la Madonna, Gesù e san Giovanni. Lei è turbata, teme di aver tradito la loro fiducia perché si è sposata. Rassicurata che avrebbe potuto fare bene il suo dovere di sposa e di madre, quelle figure sparirono, «e si udì per tutta la casetta un cupo rimbombo, come di un tuonare in lontananza». Spesso, invece, prima dell'esplosione di luce e della visione celeste, Natuzza avverte uno strano ronzio, come quello prodotto da un nido di api.

L'angelo custode è il compagno inseparabile della sua vita. Come tutti gli angeli che ha potuto conoscere, è un bambino bellissimo di otto o dieci anni, con i piedi sollevati da terra. Natuzza vede queste creature celesti collocate in una sorta di gerarchia spirituale, perché l'angelo delle persone consacrate, dei sacerdoti e delle suore, sta a sinistra, dando quindi loro la destra perchè li rispetta come rappresentanti del Signore; sta invece alla destra delle persone laiche, che in questo modo riconoscono la superiorità spirituale dell'angelo.

Si vuole una prova di questo? Un giorno si presentano a Natuzza due distinti signori. Il primo è uno studente di Medicina e il secondo un sacerdote gesuita. Entrambi avevano sentito parlare dei carismi di questa donna, volevano conoscerla e, nel caso, smascherarla come una fattucchiera ingannatrice. Per questo il prete si presenta in abiti civili e con un aspetto di giovane scanzonato.

A un certo punto il prete chiede consiglio a Natuzza: «Signora, io dovrei sposarmi presto con una bella ragazza della quale sono molto innamorato...». Natuzza non gli fa finire il discorso, si inginocchia e gli bacia la mano. «Signora, cosa fa?» «Le bacio la mano perché lei è un sacerdote di Dio, perché quando è entrato qui il suo angelo le dava la destra, essendo grande la dignità sacerdotale, mentre l'amico che l'ha accompagnata dava la destra all'angelo.»

Il gesuita, così come moltissime persone che hanno incontrato Natuzza in questi settant'anni, è rimasto colpito dal suo modo di parlare, al tempo stesso semplice e profondo, che testimonia una sapienza che un'analfabeta non potrebbe mai avere. Ma molti hanno potuto anche notare che, quando Natuzza risponde al suo interlocutore, spesso fissa un luogo alle sue spalle. E l'angelo che le sussurra le risposte (lei dice di vederlo anche muovere le labbra), che l'aiuta a centrare immediatamente il problema, che le suggerisce una diagnos i medica o un consiglio spirituale, che le fa uscire dal cuore parole, termini scientifici, concetti teologici che Natuzza non potrebbe mai aver appreso. E quando l'interlocutore è uno straniero, che le parla in inglese piuttosto che in francese, lei gli risponde nella sua stessa lingua.

I colloqui con l'aldilà

II suo angelo custode è anche in grado di dirle se un'anima si è salvata o se ha bisogno di particolari suffragi per abbreviare il tempo del suo ingresso in paradiso. Ed è questo uno dei motivi principali che hanno spinto in tutti questi anni milioni di persone a rivolgersi a Natuzza, per chiederle notizie dei propri cari defunti. Lei li vede come in carne e ossa, quasi sempre con i vestiti indossati nei loro ultimi giorni di vita, o addirittura con quelli della sepoltura.

Ma non li vede sempre, proprio perché non è una medium con capacità inventive e autosuggestive, che risponde quando sente il profumo dei soldi. L'angelo le dice subito la "posizione" del defunto nell'aldilà, ma possono anche passare mesi o anni prima che quell'anima si presenti a Natuzza, per darle messaggi per i suoi parenti viventi o notizie sul suo percorso spirituale nell'altro mondo.

«Le anime del paradiso» ha raccontato Natuzza «emanano spesso raggi luminosi e sono sempre lievemente sollevate da terra. Un giorno si è presentato un morto che ha detto di essere condannato al fuoco del purgatorio. Vedendolo tutto contento e sorridente gli dissi: "Adesso capisco perché sorridete: stando qui con me siete lontano dalle fiamme!". Lui rispose: "Ma le fiamme le porto addosso, sempre, anche in questo momento che parlo con te!". Non l'ho creduto e mi sono avvicinata, ho sentito un forte calore e ho avuto una bruciatura alla gola che il medico del paese mi ha curato per quaranta giorni.»

Sull'aldilà Natuzza racconta l'essenziale, in perfetta sintonia con la dottrina della Chiesa. I defunti le confermano l'esistenza del limbo, dove finiscono i bambini non battezzati e anche le anime buone di religioni non cristiane, che potranno vedere il Dio che non conoscono solo il giorno del giudizio universale. I defunti le confermano il giudizio di Dio, che decide, dopo la morte, se un'anima dovrà andare all'inferno, in purgatorio o in paradiso.

Ed è anche una deliziosa sorpresa scoprire dai racconti di Natuzza l'esistenza di due zone, che lei chiama "prato verde" e "prato bianco", una sorta di anticamera dove gli eletti sostano prima del paradiso, per prepararsi all'incontro con Dio. Ed è interessante ricordare che suor Anna Caterina Emmerich (1774-1824), grande personalità mistica tedesca, stigmatizzata e anche lei in relazione con le anime del purgatorio, parla di uno spazio di luce «sereno e verdeggiante», posto fra il limbo e il paradiso.

Regno dei Cieli: Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio

Regno dei Cieli: Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio: "Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio Padre che sei nei cieli... ma il cielo di Dio sono i poveri. E quando la tua mano tocca un po..."

Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio



Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio


Padre che sei nei cieli... ma il cielo di Dio sono i poveri. E quando la tua mano tocca un povero dalla vita do­lente, le tue dita stanno sfiorando il cielo di Dio. Dove entreremo solo se saremo prima entrati nel­la vita di chi soffre.
Perché Gesù sta nel posto dove noi non vorremmo mai essere, nell’ultimo po­sto; in coloro che incarna­no non i tuoi sogni, ma le tue paure e i tuoi dolori:
Dio naviga in un fiume di lacrime (Turoldo).
La cosa che mi commuo­ve, delle cose ultime, è che Dio non mi giudicherà scorrendo l’elenco delle mie debolezze, ma quello dei miei gesti di bontà; non indagherà le mie om­bre ma annoterà i semi di luce o il polline di bene che ho seminato. Distogli il tuo sguardo dal mio pec­cato, supplicava Davide nel salmo del pianto. Ed ecco che Dio esaudisce quel grido, nell’ultimo giorno distoglierà il suo sguardo dal male, per sempre lo fisserà sul bene. Sul bene concreto: e l’u­miltà della materia è così importante che Dio vi ha legato la salvezza, l’ha le­gata a un po’ di pane, ad un bicchiere d’acqua, ad un vestito donato, ai passi di una visita. Non alle co­se però, ma al cuore detto dalle cose.
Questa è la grandezza del­la fede evangelica: il tema del supremo confronto tra uomo e Dio non è il pec­cato ma il bene. Misura dell’uomo, misura di Dio, misura della storia è il be­ne. Il nostro futuro, cielo e paradiso, è generato dal bene che io, tu, noi abbia­mo donato al Lazzaro infi­nito, al Lazzaro innumere­vole della terra. Il giudizio di Dio è l’atto che dice la verità ultima dell’uomo, e per trovarla non guarderà me, ma intorno a me: le mie relazioni, la porzione di poveri e di lacrime e di amori che mi è affidata e che devo custodire con la mia vita. Se c’è qualcosa di eterno in noi, se qualcosa di noi rimane quando non rimane più nulla, questa cosa è solo l’amore.
Dio non ti sorprende in un momento di debolezza, quando non ce la fai a vi­vere in un modo più nobi­le e puro, ma è colui che instancabilmente ti so­spinge al bene. Che non misura le tue debolezze, ma incalza la tua bontà.
Il povero di cui parla il Vangelo è colui che viag­gia ai limiti dell’esistenza. E se lo guardi, ti senti nau­fragare. Il povero, per la sua fragilità, ti obbliga a confrontarti con le cose e­streme, con la vita a ri­schio, è metafora di falli­mento e di morte. Ma è an­che maestro di fede per­ché incarna l’evidenza che tutti noi viviamo solo per­ché custoditi da altri, che esistiamo solo perché ac­colti da Qualcuno, impa­ziente di ripetere: Vieni, benedetto!

giovedì 13 gennaio 2011

UNA SCALA TRA IL CIELO E LA TERRA




UNA SCALA TRA IL CIELO E LA TERRA

Giacobbe capitò in un luogo ove passò la notte perché il « sole era già tramontato: prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò là... Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo. Ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti... Giacobbe, quando si svegliò dal sonno, disse: Certo il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo. Ebbe timore e disse: Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo! Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra usata come guanciale, la eresse come una stele e la consacrò con olio sulla sommità. E chiamò quel luogo Betel ("casa di Dio") ».

Ecco nella sostanza il racconto notturno di Genesi 28,l0-21, una pagina di forte emozione per il patriarca che darà il nome al popolo ebraico, Giacobbe-Israele. In queste righe è evidente l'intenzione dell'autore sacro: attraverso quella che gli studiosi chiamano solennemente e tecnicamente un'eziologia cultica, si vuole dimostrare che uno dei santuari più antichi e più cari a Israele, Betel, fu consacrato proprio da Giacobbe. Ma il cuore del racconto è in quella scala percorsa da angeli, un'immagine che prende spunto dai templi mesopotamici a gradini (le ziqqurai) e che è stata trasformata dalla tradizione in un simbolo mistico.

Già nel VI-VII sec. un abate del monastero di s. Caterina al Sinai, Giovanni, che fu poi soprannominato proprio Climaco (dal greco climax, gradino), aveva composto un testo ascetico-mistico intitolato La Scala del Paradiso (in italiano, ed. Città Nuova, 1989).

Anche il grande mistico san Giovanni della Croce evocherà questa immagine nella sua Salita del monte Carmelo (1578-1583) e, in modo più modesto, ma con una sensazione di fiducia e serenità, il sogno di Giacobbe sarà riproposto dallo scrittore ebreo americano Saul Bellow (Nobel 1976) nel romanzo Quello col piede in bocca (Mondadori, 1984). Ma apparirà anche nell'arte, da Raffaello a Tintoretto, da Rembrandt a Tiepolo, fino a Chagall e a molti altri, entrando anche nella musica (ad esempio con DieJakobsleiter, un oratorio incompiuto di Arnold Schònberg, uno dei grandi artefici della musica moderna).

Giacobbe sta fuggendo, atterrito dalle oscure minacce del fratello Esaù che egli ha ingannato sottraendogli la primogenitura.
Il sogno di Betel, che è per certi versi una parabola della preghiera, dialogo tra Dio e l'uomo, contiene al suo interno una promessa divina, sorgente di speranza per un futuro glorioso, impensabile ora per questo profugo che ha solo una pietra ove posare il capo. Le nostre chiese dovrebbero essere come Betel, casa di Dio, il luogo ove si incontra il Signore, ove si riposa lo spirito e si spera. Proprio come cantavano i Salmisti: «Anche il passero trova la casa e la rondine il suo nido dove deporre i suoi piccoli: presso i tuoi altari, Signore!... Una cosa sola chiedo al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e vegliare nelle notti nel suo santuario» (Salmi 84,4; 27,4).

colloqui con il Cielo


colloqui con il Cielo

II giardino segreto di Natuzza è abitato da molte presenze celesti. La signora Alba Colloca l'ha scoperta più volte inginocchiata a gridare: «Come sei bello... Ti amo pazzamente... Dimmi cosa devo fare», dopodiché la donna le diceva di aver visto e parlato con Gesù. Questi colloqui si ripetono regolarmente nella settimana santa, quando Natuzza riceve la gioia dolorosa delle stigmate.

Vede Gesù come un uomo molto alto, di indescrivibile bellezza, sempre vestito di bianco, con i capelli biondi tendenti al nocciola, con una scriminatura al centro. Qualche volta si presenta anche nelle forme di un uomo povero e con molte ferite sanguinanti. Ma quello che più colpisce Natuzza è il suo sguardo che le attraversa l'anima e la riempie di gioia. Lei attende questi incontri «con la stessa ansia di una mamma che aspetta il ritorno del figlio da un paese lontano».

La Madonna le appare invece come una donna piccolina, giovane, dell'età di quindici o sedici anni, con i capelli neri e gli occhi scuri, con il volto tondo e dalla carnagione olivastra. È quindi diversa dalle classiche iconografie occidentali, dove la Vergine ha i capelli biondi e il volto diafano. E quando lo scultore Conrad Moroder di Ortisei presenta la statua lignea secondo le indicazioni di Natuzza, lei conferma la somiglianzà, «anche se la Madonna è molto più bella».

Una delle prime apparizioni che Natuzza ha raccontato risale al 17 gennaio 1944, quando improvvisamente la sua stanza si inonda di una luce azzurra e lucentissima e le appaiono la Madonna, Gesù e san Giovanni. Lei è turbata, teme di aver tradito la loro fiducia perché si è sposata. Rassicurata che avrebbe potuto fare bene il suo dovere di sposa e di madre, quelle figure sparirono, «e si udì per tutta la casetta un cupo rimbombo, come di un tuonare in lontananza». Spesso, invece, prima dell'esplosione di luce e della visione celeste, Natuzza avverte uno strano ronzio, come quello prodotto da un nido di api.

L'angelo custode è il compagno inseparabile della sua vita. Come tutti gli angeli che ha potuto conoscere, è un bambino bellissimo di otto o dieci anni, con i piedi sollevati da terra. Natuzza vede queste creature celesti collocate in una sorta di gerarchia spirituale, perché l'angelo delle persone consacrate, dei sacerdoti e delle suore, sta a sinistra, dando quindi loro la destra perchè li rispetta come rappresentanti del Signore; sta invece alla destra delle persone laiche, che in questo modo riconoscono la superiorità spirituale dell'angelo.

Si vuole una prova di questo? Un giorno si presentano a Natuzza due distinti signori. Il primo è uno studente di Medicina e il secondo un sacerdote gesuita. Entrambi avevano sentito parlare dei carismi di questa donna, volevano conoscerla e, nel caso, smascherarla come una fattucchiera ingannatrice. Per questo il prete si presenta in abiti civili e con un aspetto di giovane scanzonato.

A un certo punto il prete chiede consiglio a Natuzza: «Signora, io dovrei sposarmi presto con una bella ragazza della quale sono molto innamorato...». Natuzza non gli fa finire il discorso, si inginocchia e gli bacia la mano. «Signora, cosa fa?» «Le bacio la mano perché lei è un sacerdote di Dio, perché quando è entrato qui il suo angelo le dava la destra, essendo grande la dignità sacerdotale, mentre l'amico che l'ha accompagnata dava la destra all'angelo.»

Il gesuita, così come moltissime persone che hanno incontrato Natuzza in questi settant'anni, è rimasto colpito dal suo modo di parlare, al tempo stesso semplice e profondo, che testimonia una sapienza che un'analfabeta non potrebbe mai avere. Ma molti hanno potuto anche notare che, quando Natuzza risponde al suo interlocutore, spesso fissa un luogo alle sue spalle. E l'angelo che le sussurra le risposte (lei dice di vederlo anche muovere le labbra), che l'aiuta a centrare immediatamente il problema, che le suggerisce una diagnos i medica o un consiglio spirituale, che le fa uscire dal cuore parole, termini scientifici, concetti teologici che Natuzza non potrebbe mai aver appreso. E quando l'interlocutore è uno straniero, che le parla in inglese piuttosto che in francese, lei gli risponde nella sua stessa lingua.

I colloqui con l'aldilà

II suo angelo custode è anche in grado di dirle se un'anima si è salvata o se ha bisogno di particolari suffragi per abbreviare il tempo del suo ingresso in paradiso. Ed è questo uno dei motivi principali che hanno spinto in tutti questi anni milioni di persone a rivolgersi a Natuzza, per chiederle notizie dei propri cari defunti. Lei li vede come in carne e ossa, quasi sempre con i vestiti indossati nei loro ultimi giorni di vita, o addirittura con quelli della sepoltura.

Ma non li vede sempre, proprio perché non è una medium con capacità inventive e autosuggestive, che risponde quando sente il profumo dei soldi. L'angelo le dice subito la "posizione" del defunto nell'aldilà, ma possono anche passare mesi o anni prima che quell'anima si presenti a Natuzza, per darle messaggi per i suoi parenti viventi o notizie sul suo percorso spirituale nell'altro mondo.

«Le anime del paradiso» ha raccontato Natuzza «emanano spesso raggi luminosi e sono sempre lievemente sollevate da terra. Un giorno si è presentato un morto che ha detto di essere condannato al fuoco del purgatorio. Vedendolo tutto contento e sorridente gli dissi: "Adesso capisco perché sorridete: stando qui con me siete lontano dalle fiamme!". Lui rispose: "Ma le fiamme le porto addosso, sempre, anche in questo momento che parlo con te!". Non l'ho creduto e mi sono avvicinata, ho sentito un forte calore e ho avuto una bruciatura alla gola che il medico del paese mi ha curato per quaranta giorni.»

Sull'aldilà Natuzza racconta l'essenziale, in perfetta sintonia con la dottrina della Chiesa. I defunti le confermano l'esistenza del limbo, dove finiscono i bambini non battezzati e anche le anime buone di religioni non cristiane, che potranno vedere il Dio che non conoscono solo il giorno del giudizio universale. I defunti le confermano il giudizio di Dio, che decide, dopo la morte, se un'anima dovrà andare all'inferno, in purgatorio o in paradiso.

Ed è anche una deliziosa sorpresa scoprire dai racconti di Natuzza l'esistenza di due zone, che lei chiama "prato verde" e "prato bianco", una sorta di anticamera dove gli eletti sostano prima del paradiso, per prepararsi all'incontro con Dio. Ed è interessante ricordare che suor Anna Caterina Emmerich (1774-1824), grande personalità mistica tedesca, stigmatizzata e anche lei in relazione con le anime del purgatorio, parla di uno spazio di luce «sereno e verdeggiante», posto fra il limbo e il paradiso.

Come sarà il cielo?



Come sarà il cielo?



Il cielo è l'abitazione futura di tutti i veri cristiani, e la Bibbia contiene diverse informazioni sul cielo.

1. Il cielo sarà un luogo perfetto.
Il cielo non è semplicemente paragonabile ad uno stato particolare od ad una vita paradisiaca, ma è un luogo preparato per uomini preparati. Molti si beffano del cielo e sostengono che in ogni caso si tratta di un'illusione. Altri invece affermano che l'unico cielo che l'uomo mai sperimenterà è quello in terra, che l'uomo stesso riesce a creare per se. Gesù invece presenta i fatti nella vera luce e asserisce: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; vado a prepararvi un posto. E, quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò..." (Giovanni 14:2).

2. Il cielo sarà un luogo di rifugio e di riposo.
In Ebrei 4:9 vi è scritto: "Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio". L'autore dell'epistola agli Ebrei aveva discusso nei versi precedenti del riposo del sabato che originalmente seguì ai sei giorni di creazione, e si riferiva anche al riposo che il popolo d'Israele poteva godere nel paese di Canaan, dopo i quaranta anni di pellegrinaggio nel deserto.
Lo scrittore della lettera tuttavia rileva con insistenza, che quel riposo in Canaan era terreno e soltanto una figura indicativa di un riposo migliore, vale a dire celeste e quindi ancora futuro. Il cielo sarà in ogni caso un luogo privo d'afflizione e di sofferenza.
Nel penultimo capitolo della Bibbia sta scritto: "...e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, e non vi sarà più cordoglio, ne grido, ne fatica, perché le cose di prima sono passate" (Apocalisse 21:4).
Ogni essere umano che ha conosciuto in questa vita sofferenze e dolori fisici; ognuno che è dovuto andare su è giù nei corridoi dei nostri ospedali; ognuno che conosce il gran dolore ed il tormento che gli uomini devono passare, non può che rimanere stupefatto davanti a questa meravigliosa promessa.
In questa vita terrena il nostro corpo è sottomesso alla malattia, all'incidente ed alla vecchiaia, mentre in cielo possiederemo un nuovo corpo, privo di vincoli fisici.
Gli occhi dei ciechi vedranno ed i paralitici cammineranno. Il cielo sarà un luogo di riposo, dove potremo risposarci per sempre da tutti i dolori e malattie fisiche subite.

3. In cielo coabiteremo con Dio.
In Apocalisse 21:3 leggiamo: "E udii una gran voce dal cielo, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio".
La gioia più sublime in cielo sarà che i redenti abiteranno per sempre con Dio. Non saranno le ricompensazioni, le corone, gli abiti bianchi, le mura di diaspro, le strade d'oro puro che rappresenteranno ciò che è di più bello nel cielo. La cosa più bella in cielo sarà la nostra comunione eterna con il Figlio di Dio, con Chi ci ha amato e redento dal peccato.
Il cielo sarà un luogo nel quale coabiteremo con Dio, un luogo dove non soltanto abiteremo con Dio tutto il giorno, ma per tutta l'eternità. La Bibbia afferma: "Ed Egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio".

4. In cielo la nostra conoscenza sarà perfezionata.
Ci sono molte cose che noi non comprendiamo in questa vita, ma verrà il giorno che le nostre conoscenze saranno completate e perfezionate.
La Bibbia afferma: "Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò appieno, come anche sono stato conosciuto appieno" (1ª Corinzi 13:12).
Ogni uomo in cielo possiederà conoscenza completa e perfetta. Ciò significherà inoltre che comprenderemo il perché Egli ha permesso che soffriamo certe afflizioni.
Tutto ciò che fu nelle tenebre sarà portato alla luce: le prove e le tentazioni, i pesi e le malattie, ne capiremo il perché.

5. Il cielo è una patria che raggiungiamo solo grazie a Cristo.
La Parola di Dio afferma che ogni uomo ha l'eternità nel cuore e che la salvezza è ottenibile per tutti in Cristo, a condizione che l'uomo se lo appropria in questa vita per mezzo della fede.
Un uomo può fondare la sua speranza di andare in cielo soltanto ed unicamente sulla fede personale in Gesù Cristo.
Il Suo nome è l'unico sotto il cielo, che è stato dato all'uomo, per mezzo del quale possiamo essere salvati. Gesù Cristo parla chiaro dicendo: "lo sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14: 6).
Per entrare nel cielo, che appartiene a Dio, dobbiamo seguire la Sua via ed adempiere le Sue condizioni.
In altre parole, voi avete scelto di affidare la vostra vita a Gesù, che è morto per i vostri peccati. Nel momento che voi accettate per fede che la morte di Gesù Cristo è propiziazione per le vostre colpe, lo Spirito di Dio farà dimora nella vostra vita e riceverete la forza e la bramosia di vivere secondo la Sua Parola.

6. Il cielo è un luogo meraviglioso.
Si racconta la storia di una piccola bambina, nata cieca. Non poté mai vedere le bellezze di questo mondo come noi e conosceva dunque la magnificenza della natura soltanto grazie alle descrizioni che la sua mamma s'impegnò di darle.
Un giorno fu operata agli occhi da un chirurgo famoso. L' operazione fu un successo. Dopo un paio di mesi finalmente fu possibile togliere l'ultimo bendaggio dagli occhi.
La bambina si gettò nelle braccia della mamma, corse poi alla finestra e infine alla porta. Dopo i primi momenti, nei quali la bambina assorbì, per la prima volta in vita sua, le meraviglie di questa terra, essa corse di nuovo dalla mamma esclamando: "Oh mamma, perché non mi hai mai detto quanto fossero meravigliose tutte queste cose?"
La madre rispose, asciugandosi le lacrime dagli occhi: "Figlia mia, ho cercato di darti un'impressione delle bellezze, ma è semplicemente impossibile".
In quel giorno quando entreremo per le porte di perla e quando vedremo per la prima volte le bellezze che ci circondano, reagiremo pure noi in quel modo. Ci chiederemo: "Perché non ci è stato mai detto quanto fosse meraviglioso?"
La Bibbia ce lo narra, ma la nostra mente è troppo limitata per capirlo.
Gesù dice: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Perché non chiedi a Lui di riservarne una per te?
Ogni secondo che tu rimandi la decisione, diminuisce la probabilità che tu farai questa richiesta più tardi.
Gesù Cristo è capace e disposto a salvarti. Confida oggi in Lui.

Non ha bisogno l'Inferno divino dello splendore del fuoco.




Non ha bisogno l'Inferno divino

dello splendore del fuoco. Allorché

diran le trombe il Giudizio Finale,

la terra svelerà il suo grembo e i popoli

risorgeranno tutti dalla polvere

obbedendo alla Bocca inappellabile,

gli occhi non vedranno i nove cerchi

della montagna rovescia né il pallido

prato degli asfodeli sempiterni

dove in eterno l'ombra dell'arciere

incalza l'ombra in fuga del capriolo,

né la lupa di fiamma che nell'ultimo

girone degl'inferni musulmani

è anteriore ai castighi e ad Adamo,

né i violenti metalli e neppure

la visibile tenebra di Milton.

Non vesserà un odiato labirinto

di ferro triplice e fuoco angoscioso

gli spiriti sgomenti dei dannati.


Né la profondità dei tempi ha in serbo

un remoto giardino. A Dio non servono

per allietare i meriti del giusto

sfere di luce, teorie concentriche

di troni, di potestà e cherubini

né lo specchio illusorio della musica

e nemmeno gli abissi della rosa

o il funesto bagliore d'una sola

delle Sue tigri né la soavità

d'un tramonto dorato nel deserto

o il gusto antico, nativo dell'acqua.

Non alberga giardini né speranza

o memoria la Sua misericordia.


Li ho intravvisti nello specchio d'un sogno

l'Inferno e il Cielo delle nostre attese:

quando la tromba sonerà il Finale

giudizio pel pianeta cancellate

repentinamente andranno in polvere

oh Tempo! le tue effimere piramidi,

i colori e le linee del passato

nella tenebra tracceranno un volto

dormiente, immoto, fedele, immutabile

(il viso dell'amata, forse il tuo)

e la contemplazione di quel volto

incorruttibile, incessante, prossimo,

sarà questa pei reprobi l'Inferno

e sarà per gli eletti il Paradiso.