ciao benvenuto.


BENVENUTO NEL POSTO DOVE PUOI RIFLETTERE SULL'ASPIRAZIONE DELLA TUA ANIMA>>il REGNO DEI CIELI, DOVE ESSA TROVERA LA QUIETE, LA CALMA, PER PENSARE, ADORARE, E CANTARE LE LODI AL SUO CREATORE.


Vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell'uomo.


Gv 1, 43-51

Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Séguimi». Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».




giovedì 13 gennaio 2011

Non ha bisogno l'Inferno divino dello splendore del fuoco.




Non ha bisogno l'Inferno divino

dello splendore del fuoco. Allorché

diran le trombe il Giudizio Finale,

la terra svelerà il suo grembo e i popoli

risorgeranno tutti dalla polvere

obbedendo alla Bocca inappellabile,

gli occhi non vedranno i nove cerchi

della montagna rovescia né il pallido

prato degli asfodeli sempiterni

dove in eterno l'ombra dell'arciere

incalza l'ombra in fuga del capriolo,

né la lupa di fiamma che nell'ultimo

girone degl'inferni musulmani

è anteriore ai castighi e ad Adamo,

né i violenti metalli e neppure

la visibile tenebra di Milton.

Non vesserà un odiato labirinto

di ferro triplice e fuoco angoscioso

gli spiriti sgomenti dei dannati.


Né la profondità dei tempi ha in serbo

un remoto giardino. A Dio non servono

per allietare i meriti del giusto

sfere di luce, teorie concentriche

di troni, di potestà e cherubini

né lo specchio illusorio della musica

e nemmeno gli abissi della rosa

o il funesto bagliore d'una sola

delle Sue tigri né la soavità

d'un tramonto dorato nel deserto

o il gusto antico, nativo dell'acqua.

Non alberga giardini né speranza

o memoria la Sua misericordia.


Li ho intravvisti nello specchio d'un sogno

l'Inferno e il Cielo delle nostre attese:

quando la tromba sonerà il Finale

giudizio pel pianeta cancellate

repentinamente andranno in polvere

oh Tempo! le tue effimere piramidi,

i colori e le linee del passato

nella tenebra tracceranno un volto

dormiente, immoto, fedele, immutabile

(il viso dell'amata, forse il tuo)

e la contemplazione di quel volto

incorruttibile, incessante, prossimo,

sarà questa pei reprobi l'Inferno

e sarà per gli eletti il Paradiso.

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