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BENVENUTO NEL POSTO DOVE PUOI RIFLETTERE SULL'ASPIRAZIONE DELLA TUA ANIMA>>il REGNO DEI CIELI, DOVE ESSA TROVERA LA QUIETE, LA CALMA, PER PENSARE, ADORARE, E CANTARE LE LODI AL SUO CREATORE.
Vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell'uomo. | ||
Gv 1, 43-51 | ||
Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Séguimi». Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. |
lunedì 24 gennaio 2011
giovedì 13 gennaio 2011
UNA SCALA TRA IL CIELO E LA TERRA

UNA SCALA TRA IL CIELO E LA TERRA
Giacobbe capitò in un luogo ove passò la notte perché il « sole era già tramontato: prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò là... Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo. Ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti... Giacobbe, quando si svegliò dal sonno, disse: Certo il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo. Ebbe timore e disse: Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo! Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra usata come guanciale, la eresse come una stele e la consacrò con olio sulla sommità. E chiamò quel luogo Betel ("casa di Dio") ».
Ecco nella sostanza il racconto notturno di Genesi 28,l0-21, una pagina di forte emozione per il patriarca che darà il nome al popolo ebraico, Giacobbe-Israele. In queste righe è evidente l'intenzione dell'autore sacro: attraverso quella che gli studiosi chiamano solennemente e tecnicamente un'eziologia cultica, si vuole dimostrare che uno dei santuari più antichi e più cari a Israele, Betel, fu consacrato proprio da Giacobbe. Ma il cuore del racconto è in quella scala percorsa da angeli, un'immagine che prende spunto dai templi mesopotamici a gradini (le ziqqurai) e che è stata trasformata dalla tradizione in un simbolo mistico.
Già nel VI-VII sec. un abate del monastero di s. Caterina al Sinai, Giovanni, che fu poi soprannominato proprio Climaco (dal greco climax, gradino), aveva composto un testo ascetico-mistico intitolato La Scala del Paradiso (in italiano, ed. Città Nuova, 1989).
Anche il grande mistico san Giovanni della Croce evocherà questa immagine nella sua Salita del monte Carmelo (1578-1583) e, in modo più modesto, ma con una sensazione di fiducia e serenità, il sogno di Giacobbe sarà riproposto dallo scrittore ebreo americano Saul Bellow (Nobel 1976) nel romanzo Quello col piede in bocca (Mondadori, 1984). Ma apparirà anche nell'arte, da Raffaello a Tintoretto, da Rembrandt a Tiepolo, fino a Chagall e a molti altri, entrando anche nella musica (ad esempio con DieJakobsleiter, un oratorio incompiuto di Arnold Schònberg, uno dei grandi artefici della musica moderna).
Giacobbe sta fuggendo, atterrito dalle oscure minacce del fratello Esaù che egli ha ingannato sottraendogli la primogenitura.
Il sogno di Betel, che è per certi versi una parabola della preghiera, dialogo tra Dio e l'uomo, contiene al suo interno una promessa divina, sorgente di speranza per un futuro glorioso, impensabile ora per questo profugo che ha solo una pietra ove posare il capo. Le nostre chiese dovrebbero essere come Betel, casa di Dio, il luogo ove si incontra il Signore, ove si riposa lo spirito e si spera. Proprio come cantavano i Salmisti: «Anche il passero trova la casa e la rondine il suo nido dove deporre i suoi piccoli: presso i tuoi altari, Signore!... Una cosa sola chiedo al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e vegliare nelle notti nel suo santuario» (Salmi 84,4; 27,4).
colloqui con il Cielo

colloqui con il Cielo
II giardino segreto di Natuzza è abitato da molte presenze celesti. La signora Alba Colloca l'ha scoperta più volte inginocchiata a gridare: «Come sei bello... Ti amo pazzamente... Dimmi cosa devo fare», dopodiché la donna le diceva di aver visto e parlato con Gesù. Questi colloqui si ripetono regolarmente nella settimana santa, quando Natuzza riceve la gioia dolorosa delle stigmate.
Vede Gesù come un uomo molto alto, di indescrivibile bellezza, sempre vestito di bianco, con i capelli biondi tendenti al nocciola, con una scriminatura al centro. Qualche volta si presenta anche nelle forme di un uomo povero e con molte ferite sanguinanti. Ma quello che più colpisce Natuzza è il suo sguardo che le attraversa l'anima e la riempie di gioia. Lei attende questi incontri «con la stessa ansia di una mamma che aspetta il ritorno del figlio da un paese lontano».
La Madonna le appare invece come una donna piccolina, giovane, dell'età di quindici o sedici anni, con i capelli neri e gli occhi scuri, con il volto tondo e dalla carnagione olivastra. È quindi diversa dalle classiche iconografie occidentali, dove la Vergine ha i capelli biondi e il volto diafano. E quando lo scultore Conrad Moroder di Ortisei presenta la statua lignea secondo le indicazioni di Natuzza, lei conferma la somiglianzà, «anche se la Madonna è molto più bella».
Una delle prime apparizioni che Natuzza ha raccontato risale al 17 gennaio 1944, quando improvvisamente la sua stanza si inonda di una luce azzurra e lucentissima e le appaiono la Madonna, Gesù e san Giovanni. Lei è turbata, teme di aver tradito la loro fiducia perché si è sposata. Rassicurata che avrebbe potuto fare bene il suo dovere di sposa e di madre, quelle figure sparirono, «e si udì per tutta la casetta un cupo rimbombo, come di un tuonare in lontananza». Spesso, invece, prima dell'esplosione di luce e della visione celeste, Natuzza avverte uno strano ronzio, come quello prodotto da un nido di api.
L'angelo custode è il compagno inseparabile della sua vita. Come tutti gli angeli che ha potuto conoscere, è un bambino bellissimo di otto o dieci anni, con i piedi sollevati da terra. Natuzza vede queste creature celesti collocate in una sorta di gerarchia spirituale, perché l'angelo delle persone consacrate, dei sacerdoti e delle suore, sta a sinistra, dando quindi loro la destra perchè li rispetta come rappresentanti del Signore; sta invece alla destra delle persone laiche, che in questo modo riconoscono la superiorità spirituale dell'angelo.
Si vuole una prova di questo? Un giorno si presentano a Natuzza due distinti signori. Il primo è uno studente di Medicina e il secondo un sacerdote gesuita. Entrambi avevano sentito parlare dei carismi di questa donna, volevano conoscerla e, nel caso, smascherarla come una fattucchiera ingannatrice. Per questo il prete si presenta in abiti civili e con un aspetto di giovane scanzonato.
A un certo punto il prete chiede consiglio a Natuzza: «Signora, io dovrei sposarmi presto con una bella ragazza della quale sono molto innamorato...». Natuzza non gli fa finire il discorso, si inginocchia e gli bacia la mano. «Signora, cosa fa?» «Le bacio la mano perché lei è un sacerdote di Dio, perché quando è entrato qui il suo angelo le dava la destra, essendo grande la dignità sacerdotale, mentre l'amico che l'ha accompagnata dava la destra all'angelo.»
Il gesuita, così come moltissime persone che hanno incontrato Natuzza in questi settant'anni, è rimasto colpito dal suo modo di parlare, al tempo stesso semplice e profondo, che testimonia una sapienza che un'analfabeta non potrebbe mai avere. Ma molti hanno potuto anche notare che, quando Natuzza risponde al suo interlocutore, spesso fissa un luogo alle sue spalle. E l'angelo che le sussurra le risposte (lei dice di vederlo anche muovere le labbra), che l'aiuta a centrare immediatamente il problema, che le suggerisce una diagnos i medica o un consiglio spirituale, che le fa uscire dal cuore parole, termini scientifici, concetti teologici che Natuzza non potrebbe mai aver appreso. E quando l'interlocutore è uno straniero, che le parla in inglese piuttosto che in francese, lei gli risponde nella sua stessa lingua.
I colloqui con l'aldilà
II suo angelo custode è anche in grado di dirle se un'anima si è salvata o se ha bisogno di particolari suffragi per abbreviare il tempo del suo ingresso in paradiso. Ed è questo uno dei motivi principali che hanno spinto in tutti questi anni milioni di persone a rivolgersi a Natuzza, per chiederle notizie dei propri cari defunti. Lei li vede come in carne e ossa, quasi sempre con i vestiti indossati nei loro ultimi giorni di vita, o addirittura con quelli della sepoltura.
Ma non li vede sempre, proprio perché non è una medium con capacità inventive e autosuggestive, che risponde quando sente il profumo dei soldi. L'angelo le dice subito la "posizione" del defunto nell'aldilà, ma possono anche passare mesi o anni prima che quell'anima si presenti a Natuzza, per darle messaggi per i suoi parenti viventi o notizie sul suo percorso spirituale nell'altro mondo.
«Le anime del paradiso» ha raccontato Natuzza «emanano spesso raggi luminosi e sono sempre lievemente sollevate da terra. Un giorno si è presentato un morto che ha detto di essere condannato al fuoco del purgatorio. Vedendolo tutto contento e sorridente gli dissi: "Adesso capisco perché sorridete: stando qui con me siete lontano dalle fiamme!". Lui rispose: "Ma le fiamme le porto addosso, sempre, anche in questo momento che parlo con te!". Non l'ho creduto e mi sono avvicinata, ho sentito un forte calore e ho avuto una bruciatura alla gola che il medico del paese mi ha curato per quaranta giorni.»
Sull'aldilà Natuzza racconta l'essenziale, in perfetta sintonia con la dottrina della Chiesa. I defunti le confermano l'esistenza del limbo, dove finiscono i bambini non battezzati e anche le anime buone di religioni non cristiane, che potranno vedere il Dio che non conoscono solo il giorno del giudizio universale. I defunti le confermano il giudizio di Dio, che decide, dopo la morte, se un'anima dovrà andare all'inferno, in purgatorio o in paradiso.
Ed è anche una deliziosa sorpresa scoprire dai racconti di Natuzza l'esistenza di due zone, che lei chiama "prato verde" e "prato bianco", una sorta di anticamera dove gli eletti sostano prima del paradiso, per prepararsi all'incontro con Dio. Ed è interessante ricordare che suor Anna Caterina Emmerich (1774-1824), grande personalità mistica tedesca, stigmatizzata e anche lei in relazione con le anime del purgatorio, parla di uno spazio di luce «sereno e verdeggiante», posto fra il limbo e il paradiso.
Come sarà il cielo?

Come sarà il cielo?
Il cielo è l'abitazione futura di tutti i veri cristiani, e la Bibbia contiene diverse informazioni sul cielo.
1. Il cielo sarà un luogo perfetto.
Il cielo non è semplicemente paragonabile ad uno stato particolare od ad una vita paradisiaca, ma è un luogo preparato per uomini preparati. Molti si beffano del cielo e sostengono che in ogni caso si tratta di un'illusione. Altri invece affermano che l'unico cielo che l'uomo mai sperimenterà è quello in terra, che l'uomo stesso riesce a creare per se. Gesù invece presenta i fatti nella vera luce e asserisce: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; vado a prepararvi un posto. E, quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò..." (Giovanni 14:2).
2. Il cielo sarà un luogo di rifugio e di riposo.
In Ebrei 4:9 vi è scritto: "Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio". L'autore dell'epistola agli Ebrei aveva discusso nei versi precedenti del riposo del sabato che originalmente seguì ai sei giorni di creazione, e si riferiva anche al riposo che il popolo d'Israele poteva godere nel paese di Canaan, dopo i quaranta anni di pellegrinaggio nel deserto.
Lo scrittore della lettera tuttavia rileva con insistenza, che quel riposo in Canaan era terreno e soltanto una figura indicativa di un riposo migliore, vale a dire celeste e quindi ancora futuro. Il cielo sarà in ogni caso un luogo privo d'afflizione e di sofferenza.
Nel penultimo capitolo della Bibbia sta scritto: "...e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, e non vi sarà più cordoglio, ne grido, ne fatica, perché le cose di prima sono passate" (Apocalisse 21:4).
Ogni essere umano che ha conosciuto in questa vita sofferenze e dolori fisici; ognuno che è dovuto andare su è giù nei corridoi dei nostri ospedali; ognuno che conosce il gran dolore ed il tormento che gli uomini devono passare, non può che rimanere stupefatto davanti a questa meravigliosa promessa.
In questa vita terrena il nostro corpo è sottomesso alla malattia, all'incidente ed alla vecchiaia, mentre in cielo possiederemo un nuovo corpo, privo di vincoli fisici.
Gli occhi dei ciechi vedranno ed i paralitici cammineranno. Il cielo sarà un luogo di riposo, dove potremo risposarci per sempre da tutti i dolori e malattie fisiche subite.
3. In cielo coabiteremo con Dio.
In Apocalisse 21:3 leggiamo: "E udii una gran voce dal cielo, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio".
La gioia più sublime in cielo sarà che i redenti abiteranno per sempre con Dio. Non saranno le ricompensazioni, le corone, gli abiti bianchi, le mura di diaspro, le strade d'oro puro che rappresenteranno ciò che è di più bello nel cielo. La cosa più bella in cielo sarà la nostra comunione eterna con il Figlio di Dio, con Chi ci ha amato e redento dal peccato.
Il cielo sarà un luogo nel quale coabiteremo con Dio, un luogo dove non soltanto abiteremo con Dio tutto il giorno, ma per tutta l'eternità. La Bibbia afferma: "Ed Egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio".
4. In cielo la nostra conoscenza sarà perfezionata.
Ci sono molte cose che noi non comprendiamo in questa vita, ma verrà il giorno che le nostre conoscenze saranno completate e perfezionate.
La Bibbia afferma: "Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò appieno, come anche sono stato conosciuto appieno" (1ª Corinzi 13:12).
Ogni uomo in cielo possiederà conoscenza completa e perfetta. Ciò significherà inoltre che comprenderemo il perché Egli ha permesso che soffriamo certe afflizioni.
Tutto ciò che fu nelle tenebre sarà portato alla luce: le prove e le tentazioni, i pesi e le malattie, ne capiremo il perché.
5. Il cielo è una patria che raggiungiamo solo grazie a Cristo.
La Parola di Dio afferma che ogni uomo ha l'eternità nel cuore e che la salvezza è ottenibile per tutti in Cristo, a condizione che l'uomo se lo appropria in questa vita per mezzo della fede.
Un uomo può fondare la sua speranza di andare in cielo soltanto ed unicamente sulla fede personale in Gesù Cristo.
Il Suo nome è l'unico sotto il cielo, che è stato dato all'uomo, per mezzo del quale possiamo essere salvati. Gesù Cristo parla chiaro dicendo: "lo sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14: 6).
Per entrare nel cielo, che appartiene a Dio, dobbiamo seguire la Sua via ed adempiere le Sue condizioni.
In altre parole, voi avete scelto di affidare la vostra vita a Gesù, che è morto per i vostri peccati. Nel momento che voi accettate per fede che la morte di Gesù Cristo è propiziazione per le vostre colpe, lo Spirito di Dio farà dimora nella vostra vita e riceverete la forza e la bramosia di vivere secondo la Sua Parola.
6. Il cielo è un luogo meraviglioso.
Si racconta la storia di una piccola bambina, nata cieca. Non poté mai vedere le bellezze di questo mondo come noi e conosceva dunque la magnificenza della natura soltanto grazie alle descrizioni che la sua mamma s'impegnò di darle.
Un giorno fu operata agli occhi da un chirurgo famoso. L' operazione fu un successo. Dopo un paio di mesi finalmente fu possibile togliere l'ultimo bendaggio dagli occhi.
La bambina si gettò nelle braccia della mamma, corse poi alla finestra e infine alla porta. Dopo i primi momenti, nei quali la bambina assorbì, per la prima volta in vita sua, le meraviglie di questa terra, essa corse di nuovo dalla mamma esclamando: "Oh mamma, perché non mi hai mai detto quanto fossero meravigliose tutte queste cose?"
La madre rispose, asciugandosi le lacrime dagli occhi: "Figlia mia, ho cercato di darti un'impressione delle bellezze, ma è semplicemente impossibile".
In quel giorno quando entreremo per le porte di perla e quando vedremo per la prima volte le bellezze che ci circondano, reagiremo pure noi in quel modo. Ci chiederemo: "Perché non ci è stato mai detto quanto fosse meraviglioso?"
La Bibbia ce lo narra, ma la nostra mente è troppo limitata per capirlo.
Gesù dice: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Perché non chiedi a Lui di riservarne una per te?
Ogni secondo che tu rimandi la decisione, diminuisce la probabilità che tu farai questa richiesta più tardi.
Gesù Cristo è capace e disposto a salvarti. Confida oggi in Lui.
Non ha bisogno l'Inferno divino dello splendore del fuoco.

Non ha bisogno l'Inferno divino
dello splendore del fuoco. Allorché
diran le trombe il Giudizio Finale,
la terra svelerà il suo grembo e i popoli
risorgeranno tutti dalla polvere
obbedendo alla Bocca inappellabile,
gli occhi non vedranno i nove cerchi
della montagna rovescia né il pallido
prato degli asfodeli sempiterni
dove in eterno l'ombra dell'arciere
incalza l'ombra in fuga del capriolo,
né la lupa di fiamma che nell'ultimo
girone degl'inferni musulmani
è anteriore ai castighi e ad Adamo,
né i violenti metalli e neppure
la visibile tenebra di Milton.
Non vesserà un odiato labirinto
di ferro triplice e fuoco angoscioso
gli spiriti sgomenti dei dannati.
Né la profondità dei tempi ha in serbo
un remoto giardino. A Dio non servono
per allietare i meriti del giusto
sfere di luce, teorie concentriche
di troni, di potestà e cherubini
né lo specchio illusorio della musica
e nemmeno gli abissi della rosa
o il funesto bagliore d'una sola
delle Sue tigri né la soavità
d'un tramonto dorato nel deserto
o il gusto antico, nativo dell'acqua.
Non alberga giardini né speranza
o memoria la Sua misericordia.
Li ho intravvisti nello specchio d'un sogno
l'Inferno e il Cielo delle nostre attese:
quando la tromba sonerà il Finale
giudizio pel pianeta cancellate
repentinamente andranno in polvere
oh Tempo! le tue effimere piramidi,
i colori e le linee del passato
nella tenebra tracceranno un volto
dormiente, immoto, fedele, immutabile
(il viso dell'amata, forse il tuo)
e la contemplazione di quel volto
incorruttibile, incessante, prossimo,
sarà questa pei reprobi l'Inferno
e sarà per gli eletti il Paradiso.