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Vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell'uomo.


Gv 1, 43-51

Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Séguimi». Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».




venerdì 3 dicembre 2010

VEDRETE IL CIELO APERTO.......





Vedrete il Cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell'uomo.

Gv 1, 43-51



Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Séguimi». Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

DEL SECONDO RITORNO DI GESU' SULLA TERRA.(5)




Infine, Apocalisse. La Bibbia termina con un intero libro di profezie. Esso ci invita a uno studio di cose previste, dal primo secolo dopo l'ascensione di Cristo fino alla fine del mondo.
Si tratta di una completa rivelazione fatta da Gesù Cristo, il quale si presenta come glorioso Re del creato.
Il seguente sommario indica i singoli tempi di rivelazione del libro: Capitolo 1: La presente gloria celeste di Cristo;
Capitoli 2/3: La rivelazione di Cristo con le sette età della Chiesa, dall'anno 30 al "rapimento";
Capitoli 4/18: L'importanza di Cristo nel periodo delle tribolazioni;
Capitoli 19/20: La maestosa apparizione di Cristo sulla terra e l'instaurazione del suo regno di pace (il millennio), il quale è l'evento preannunciato da tutti i profeti nell'Antico Testamento;
Capitoli 21/22: L'annientamento della terra per opera di Cristo e l'affermazione del suo regno eterno.
L'ultimo capitolo, poi, contiene una perentoria approvazione di Cristo al libro stesso. E' come se Egli vi avesse apposto la sua firma personale, con queste parole: "lo, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alla Chiesa. lo sono la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina" (22:16).
L'ultimo invito ai credenti di tutti i tempi è: "Colui che attesta queste cose dice: Sì, vengo tosto! Amen! Vieni, Signor Gesù!" (22:20). La parola "tosto" non si riferisce ai tempi di Giovanni, ma al fatto che Gesù verrà "improvvisamente". Ogni generazione di cristiani deve aspettarsi che il Signore venga "improvvisamente".

Quantunque abbiamo riportato molti dei principali riferimenti alla seconda venuta del Signore, come si trovano in tutto il Nuovo Testamento, questo elenco non è affatto completo.
Ricapitolando, 23 dei 27 libri del Nuovo Testamento menzionano il ritorno del Signore sulla terra. Dei 4 scritti che non ne parlano, il lettore deve ricordare che tre sono lettere di un solo capitolo, scritte originariamente a una persona particolare, su un argomento che non ha riferimento alla seconda venuta.
Il quarto, la lettera ai Galati, non si riferisce al nostro argomento in modo specifico sebbene, come s'è visto, lo faccia implicitamente.
Il puro peso della prova conduce alla conclusione che se qualcuno crede nella Bibbia deve pure credere nella seconda venuta di Cristo. Non soltanto questa era l'oggetto di una convinzione universale e un fattore motivante della Chiesa primitiva, ma tutti gli autori delle Scritture nel Nuovo Testamento l'hanno menzionata e, dato che essi accettavano universalmente in modo così letterale la promessa del nostro Signore: "lo ritornerò", possiamo noi comportarci diversamente?
II Nuovo Testamento, dunque, insegna il ritorno di Cristo, sia direttamente che indirettamente. Numerose grandi dottrine ne dipendono in modo assoluto: per esempio, quella che riguarda la resurrezione dei corpi, infatti questa promessa non può essere adempiuta fino a che Cristo non ritorni (1 Corinzi 15:20-24).
La vittoria di Cristo su Satana, più volte promessa, a incominciare da Genesi 3:14-15, non sarà completa fino a che Cristo non ritorni.
Anche il riconoscimento di persone care nell'eternità e la prova fisica del nostro esser nati nella famiglia di Dio non sono resi evidenti fino alla venuta venuta di Cristo: "Diletti, or noi siamo figliuoli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è; e chiunque ha questa speranza in lui si purifica come egli è puro" (1 Giovanni 3:2-3).
La più importante dottrina in tutta la Scrittura, quella da cui dipendono tutte le altre, è la divinità di Gesù Cristo. Egli ha promesso così numerose volte di ritornare che non c'è altro modo di rivendicare la sua natura divina se egli non ritorna. Dio non può mentire o ingannare.
Se Gesù non ritorna, sarà colpevole, a dir poco, di frode. Ma dato che una tale possibilità è incompatibile con la sua vita terrena, con le altre sue promesse, con la sua stessa natura divina, non si vede perché in questo caso egli avrebbe sbagliato. Rimane il fatto incontestabile che egli disse: "Ritornerò!".
Non si possono avere parole meglio di quelle pronunciate da Cristo stesso per confermare la Sua seconda venuta, del resto, non vi è nulla di così assoluto come la sua Parola. Gesù disse: "II cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Matteo 24:35).
Se crediamo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, allora non dovremmo avere difficoltà ad aspettare la sua venuta.
Se ancora vi è qualcuno che non riconosce Gesù Cristo come l'Unigenito Figlio di Dio venuto in terra come uomo, vi consigliamo di provvedere al più presto possibile, disponendo i vostri cuori alla Sua Parola e ai Suoi insegnamenti, prima che egli venga e voi non ne restiate "fuori", cioè non facendo parte del suo regno eterno.
Le Scritture, la storia e la logica umana gridano agli uomini di accettare come Salvatore il Figlio di Dio, Gesù Cristo, il quale morì per i nostri peccati, fu sepolto, risorse il terzo giorno, secondo le Scritture e verrà a giudicare i vivi e i morti.

SULLA SECONDA VENUTA DI GESU' SULLA TERRA. (4)




La lettera di Giacomo.
Questo breve scritto, che sprona i cristiani a dimostrare la loro fede con le opere, culmina in un forte appello relativo alla venuta di Cristo: "Siate anche voi pazienti; rinfrancate i vostri cuori perché la venuta del Signore è vicina" (5:8).
L'apostolo Pietro, scrivendo alla Chiesa mentre era sottoposta alla prova delle persecuzioni, incitava gli anziani ad essere delle guide fedeli sul fondamento della venuta del Signore: "E quando sarà apparso il sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce" (1 Pietro 5:4).
La seconda lettera di Pietro contiene una più lunga profezia concernente il sorgere di schernitori nei giorni che precederanno la venuta di Cristo. Egli afferma che nonostante le loro irrisioni, "il giorno del Signore verrà come un ladro nella notte" (2 Pietro 3:10).
L'apostolo Giovanni. La bella epistola che infonde nel credente sicurezza e fiducia, lo incita alla vita santa sul fondamento della venuta di Cristo.
Un esempio: "Ed ora, figliuoletti, dimorate in Lui, affinchè, quando Egli apparirà, abbiamo confidanza e alla sua venuta non abbiamo da ritrarci da Lui, coperti di vergogna" (2:28).
Lettera di Giuda. Questo scritto di un solo capitolo contiene una citazione del patriarca Enoch, il quale era in intima comunione con Dio durante i giorni caotici che precedettero il diluvio e che poi, improvvisamente, fu rapito da Dìo.
Genesi 5:24 dice: "Ed Enoch camminò con Dio; poi disparve, perché Iddio lo prese". Giuda ci dice: "Per loro pure profetizzò Enoch, il settimo da Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi a far giudizio contro tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno empiamente commesso e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui" (Giuda 14:15).

SULLA SECONDA VENUTA DI GESU'. (3)




Atti degli Apostoli.
L'ottimo resoconto, ancora del dottor Luca sull'opera dello Spirito Santo attraverso i fatti degli apostoli, contiene diverse promesse della seconda venuta di Cristo.
Il primo atto di Cristo assunto in cielo fu di inviare due messaggeri angelici, i quali annunciarono ai suoi discepoli: "Uomini galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi e assunto in cielo verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo" (Atti 1:11).
Inoltre, il primo sermone che Pietro predicò dopo la Pentecoste rammenta questa promessa data agli ebrei di Gerusalemme, molti dei quali senza dubbio avevano preso parte alla dimostrazione popolare per chiedere la morte di Cristo: "Ravvedetevi dunque e convenitevi onde i vostri peccati siano cancellati, affinchè vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e che egli vi mandi il Cristo che v'è stato destinato, che il Cielo deve ritenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Dio ha parlato per bocca di tutti i Suoi santi profeti sin dal principio del mondo" (Atti 3:19-21).
Tredici lettere di Paolo.
Gli scritti dell'apostolo Paolo ebbero probabilmente una maggior influenza sulla Chiesa primitiva che non quelli di qualsiasi altro cristiano.
Queste epistole, lette e rìlette nelle chiese, furono accettate sullo stesso piano delle Sacre Scritture dell'Antico Testamento (2 Pietro 3:15-16). Paolo impartiva un insegnamento di profonda dottrina, un'esortazione pratica, una correzione ed istruzione di molti aspetti della vita cristiana.
Tredici volte egli cita il battesimo e solo due volte la Santa Cena, tuttavia menziona la seconda venuta del nostro Signore ben cinquanta volte. I Tessalonicesi è la prima lettera scritta da Paolo. In essa egli citò in ogni capitolo a quei giovani credenti la seconda venuta di Cristo (1:9-10; 2:19-20; 3:12-13; 4:13-18; 5:1-24).
Poi ripetè con ancor maggiori particolari questa citazione in 2 Tessalonicesi (1:6-10; 2:3-12).
Queste due epistole mostrano come fin dagli inizi dell'opera sua, e con insistenza, Paolo abbia insegnato senza ritardo ai nuovi convertiti la dottrina del ritorno di Cristo; infatti, egli rimase a Tessalonica solo tre settimane, prima che gli ebrei adirati lo cacciassero via.
L'amore dell'apostolo per la seconda venuta di Cristo traspare da queste parole piuttosto dure, dettate alla conclusione di 1 Corinzi 16:22 "Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema. Maràn-atà".
"Maràn-atà" significa "il Signore viene". Questa espressione ebbe una grande popolarità nel I secolo e diventò un modo comune di salutare e di congedarsi. I cristiani la includevano spesso nelle loro lettere e in alcuni casi anche i soldati ne fecero uso come motto, prima di partire per la guerra.
Il I secolo fu la più fervida ed evangelica generazione di cristiani della storia della Chiesa. Il cristianesimo diede al mondo pagano una così forte impronta che col III secolo esso fu riconosciuto come religione di Stato.

Tutte le lettere di Paolo, tranne due, contengono uno o più riferimenti alla seconda venuta di Cristo. E' sottintesa in Romani 11:25-27; è presentata chiaramente in 1 Corinzi 15:51-58, dove è spiegata la resurrezione; è menzionata in 2 Corinzi 1:13-14 e 5:6-10.
La lettera ai Galati, che contiene una profonda discussione dell'opera di Cristo compiuta sulla croce, non ha un chiaro riferimento alla seconda venuta, sebbene un'allusione all'evento appaia in Galati 1:3-5.
L'epistola agli Efesini presenta il cristiano in gloria, e "il giorno di redenzione" (Efesini 1:13-14 e 4:29-30) può soltanto significare il giorno della liberazione definitiva al ritorno in gloria di Cristo.
La lettera ai Filippesi contiene diversi riferimenti alla venuta del Signore, il più ampio dei quali è in Filippesi 3:20-21 : "Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove anche aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa".
In Colossesi 3:4 si ha questa esaltante promessa: "Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria".
1 e 2 Timoteo sono come 1 e 2 Tessalonicesi; le lettere a Timoteo portano molti riferimenti alla venuta di Cristo. Infatti contengono due dei segni che sono manifesti oggi, i quali dimostrano già che siamo negli "ultimi giorni". Oltre a ciò, 2 Timoteo 1:9-11 e 4:1-8 menzionano la "Sua apparizione".
La lettera di Tito 2:12 contiene il consiglio di un servo di Dio veterano a un giovane predicatore, sul modo di servire l'opera del Signore nella Chiesa. Paolo lo invita a spingere la gente a rinunciare alle sue "empietà e mondane concupiscenze... per vivere in questo mondo temperatamente, giustamente e piamente".
Ebrei. Questa lettera contiene una magnifica presentazione di Cristo, come adempimento dei tipi e simboli dell'Antico Testamento.
Una delle promesse del ritorno del nostro Signore afferma: "Così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a quelli che l'aspettano per la loro salvezza" (9:28).
Quando siano considerati gli scritti di Paolo nel loro insieme, troviamo che solo due su tredici omettono la dottrina della seconda venuta, e uno di questi è la lettera a Filemone, uno scritto personale di un solo capitolo.
Non si può pertanto contestare che l'apostolo Paolo fosse assolutamente certo che il suo Signore e Salvatore sarebbe ritornato una seconda volta su questa terra.

SULLA SECONDA VENUTA DI GESU'. (2)




Passi biblici del Nuovo Testamento sulla seconda venuta di Cristo.
Vangelo di Matteo.
Due interi capitoli, 24 e 25, sono dedicati a questo argomento. Il "discorso dell'oliveto" (come è spesso chiamato) fu pronunciato poco prima che Gesù morisse. Questo brano contiene la più importante e completa cronologia di eventi futuri che si trovi nelle Scritture, con la sola eccezione del libro dell'Apocalisse.
Consideriamo questa descrizione della seconda venuta di Cristo, offerta da lui stesso: "Or subito dopo l'afflizione di quei giorni, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze del cielo saranno scrollate. E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell'uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell'uomo venir sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletti dai quattro venti, dall'un capo all'altro dei cieli" (Matteo 24:29-31).
Vangelo di Marco.
Sebbene l'autore comprima in sedici capitoli la vita di Criito, egli dedica uno di essi, il capitolo 13, alle profezie dell'oliveto lui tempi della fine, culminanti nella seconda venuta di Cristo.
Vangelo di Luca.
Il grande storico del I secolo, il dottor Luca, incluse in due capitoli, 17 e 21, le profezie della seconda venuta di Cristo. Si ponga mente a queste parole: "... E allora vedranno il Figliuol dell'uomo venir sopra le nuvole con potenza e gran gloria" (Luca 21:27).
Vangelo di Giovanni.
Il discepolo amato che sopravvisse a tutti gli altri apostoli scrisse la vita di Cristo circa cinquantanni dopo che questi era stato assunto in cielo. Benché egli non riprenda la profezia dell'oliveto, narrata dagli altri tre evangelisti, egli cita una delle più chiare promesse che siano uscite dalle labbra del Salvatore su questo argomento: "II vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no ve l'avrei detto; io vado a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me affinchè dove sono io siate anche voi" (Giovanni 14:1-3).

LA SECONDA VENUTA DI GESU'. ( 1)





La verità più significativa in tutta quanta la profezia biblica è la certezza della seconda venuta di Gesù Cristo.
Questo evento è la chiave profetica che apre tutti gli altri eventi futuri. Essa costituisce l'adempimento tanto dell'Antico quanto del Nuovo Testamento, ivi comprese molte delle profezie dello stesso Cristo; completa la sua opera di salvezza cominciata nel corso della sua prima venuta, e mette in movimento l'orologio profetico di Dio per l'avvenire.
Infatti, la seconda venuta di Cristo fa scattare una serie di oltre quindici eventi, ed è così possibile predire la sequenza che porta alla fine di questo mondo, dopo la venuta di Cristo.
Questo tempo particolare ci è ignoto, perché Gesù disse di esso: "Ma di quel giorno e di quell'ora nessun uomo sa, neanche gli angeli del cielo, ma soltanto mio Padre" (Matteo 24:36).
Quantunque si possa speculare sull'epoca in cui il nostro Signore possa riapparire, non vi è assolutamente alcun dubbio che Egli ritornerà!
Questo fatto è la ragione principale per cui nessun cristiano dovrebbe essere in ansia circa la fine di questa era o dei tempi caotici nei quali viviamo.
Molti si fanno la domanda: "Sarà distrutto il mondo da un olocausto atomico?". Ovviamente questa domanda è motivata dalla paura per la propria sicurezza personale; in effetti questo mondo un giorno sarà distrutto (e forse proprio da una colossale esplosione nucleare, vedi 2 Pietro 3:10-16), ma dopo che Gesù Cristo vi sarà ritornato.
Infatti, la completa distruzione del nostro mondo non avrà luogo se non dopo mille anni dalla Sua venuta (Apocalisse 20:7-10).
Gesù Cristo può essere considerato come la persona di gran lunga più importante che sia mai vissuta, perché certamente nessun altro uomo ha avuto un'influenza così estesa e così profonda sull'umanità.
Egli se ne è andato, ma non ha finito l'opera sua con questo pianeta e con la gente che vi dimora. Prima di andarsene dal mondo, ha fatto una promessa incondizionata ai suoi seguaci: "lo tornerò!" (Giovanni 14:1-4).
In nessun modo questa promessa può essere trascurata o elusa. Anche se uno studioso d'ingegno potesse darle un significato diverso, essa è ripetuta in tanti modi da non poter essere annullata.
Se il valore di un insegnamento dovesse essere giudicato dalla frequenza della sua citazione, allora la seconda venuta di Cristo conquisterebbe facilmente il posto di una delle dottrine più importanti della Bibbia.
Solo l'argomento della salvezza viene presentato più spesso. Dato che i 216 capitoli del Nuovo Testamento contengono 318 riferimenti alla seconda venuta di Cristo, è un versetto su trenta a darci la garanzia della sua veridicità.

Parrocchia del SS. ROSARIO Ercolano (NA)

Parrocchia del SS. ROSARIO Ercolano (NA)

Il cielo sarà un luogo di rifugio e di riposo.


Il cielo sarà un luogo di rifugio e di riposo.
In Ebrei 4:9 vi è scritto: "Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio". L'autore dell'epistola agli Ebrei aveva discusso nei versi precedenti del riposo del sabato che originalmente seguì ai sei giorni di creazione, e si riferiva anche al riposo che il popolo d'Israele poteva godere nel paese di Canaan, dopo i quaranta anni di pellegrinaggio nel deserto.
Lo scrittore della lettera tuttavia rileva con insistenza, che quel riposo in Canaan era terreno e soltanto una figura indicativa di un riposo migliore, vale a dire celeste e quindi ancora futuro. Il cielo sarà in ogni caso un luogo privo d'afflizione e di sofferenza.
Nel penultimo capitolo della Bibbia sta scritto: "...e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, e non vi sarà più cordoglio, ne grido, ne fatica, perché le cose di prima sono passate" (Apocalisse 21:4).
Ogni essere umano che ha conosciuto in questa vita sofferenze e dolori fisici; ognuno che è dovuto andare su è giù nei corridoi dei nostri ospedali; ognuno che conosce il gran dolore ed il tormento che gli uomini devono passare, non può che rimanere stupefatto davanti a questa meravigliosa promessa.
In questa vita terrena il nostro corpo è sottomesso alla malattia, all'incidente ed alla vecchiaia, mentre in cielo possiederemo un nuovo corpo, privo di vincoli fisici.
Gli occhi dei ciechi vedranno ed i paralitici cammineranno. Il cielo sarà un luogo di riposo, dove potremo risposarci per sempre da tutti i dolori e malattie fisiche subite.

In cielo coabiteremo con Dio.


In cielo coabiteremo con Dio.
In Apocalisse 21:3 leggiamo: "E udii una gran voce dal cielo, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio".
La gioia più sublime in cielo sarà che i redenti abiteranno per sempre con Dio. Non saranno le ricompensazioni, le corone, gli abiti bianchi, le mura di diaspro, le strade d'oro puro che rappresenteranno ciò che è di più bello nel cielo. La cosa più bella in cielo sarà la nostra comunione eterna con il Figlio di Dio, con Chi ci ha amato e redento dal peccato.
Il cielo sarà un luogo nel quale coabiteremo con Dio, un luogo dove non soltanto abiteremo con Dio tutto il giorno, ma per tutta l'eternità. La Bibbia afferma: "Ed Egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio".

In cielo la nostra conoscenza sarà perfezionata.


In cielo la nostra conoscenza sarà perfezionata.
Ci sono molte cose che noi non comprendiamo in questa vita, ma verrà il giorno che le nostre conoscenze saranno completate e perfezionate.
La Bibbia afferma: "Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò appieno, come anche sono stato conosciuto appieno" (1ª Corinzi 13:12).
Ogni uomo in cielo possiederà conoscenza completa e perfetta. Ciò significherà inoltre che comprenderemo il perché Egli ha permesso che soffriamo certe afflizioni.
Tutto ciò che fu nelle tenebre sarà portato alla luce: le prove e le tentazioni, i pesi e le malattie, ne capiremo il perché.

IL CIELO E' UNA PATRIA CHE RAGGIUNGEREMO SOLO GRAZIE A CRISTO.


Il cielo è una patria che raggiungiamo solo grazie a Cristo.
La Parola di Dio afferma che ogni uomo ha l'eternità nel cuore e che la salvezza è ottenibile per tutti in Cristo, a condizione che l'uomo se lo appropria in questa vita per mezzo della fede.
Un uomo può fondare la sua speranza di andare in cielo soltanto ed unicamente sulla fede personale in Gesù Cristo.
Il Suo nome è l'unico sotto il cielo, che è stato dato all'uomo, per mezzo del quale possiamo essere salvati. Gesù Cristo parla chiaro dicendo: "lo sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14: 6).
Per entrare nel cielo, che appartiene a Dio, dobbiamo seguire la Sua via ed adempiere le Sue condizioni.
In altre parole, voi avete scelto di affidare la vostra vita a Gesù, che è morto per i vostri peccati. Nel momento che voi accettate per fede che la morte di Gesù Cristo è propiziazione per le vostre colpe, lo Spirito di Dio farà dimora nella vostra vita e riceverete la forza e la bramosia di vivere secondo la Sua Parola

IL CIELO E' UN LUOGO MERAVIGLIOSO.


Il cielo è un luogo meraviglioso.
Si racconta la storia di una piccola bambina, nata cieca. Non poté mai vedere le bellezze di questo mondo come noi e conosceva dunque la magnificenza della natura soltanto grazie alle descrizioni che la sua mamma s'impegnò di darle.
Un giorno fu operata agli occhi da un chirurgo famoso. L' operazione fu un successo. Dopo un paio di mesi finalmente fu possibile togliere l'ultimo bendaggio dagli occhi.
La bambina si gettò nelle braccia della mamma, corse poi alla finestra e infine alla porta. Dopo i primi momenti, nei quali la bambina assorbì, per la prima volta in vita sua, le meraviglie di questa terra, essa corse di nuovo dalla mamma esclamando: "Oh mamma, perché non mi hai mai detto quanto fossero meravigliose tutte queste cose?"
La madre rispose, asciugandosi le lacrime dagli occhi: "Figlia mia, ho cercato di darti un'impressione delle bellezze, ma è semplicemente impossibile".
In quel giorno quando entreremo per le porte di perla e quando vedremo per la prima volte le bellezze che ci circondano, reagiremo pure noi in quel modo. Ci chiederemo: "Perché non ci è stato mai detto quanto fosse meraviglioso?"
La Bibbia ce lo narra, ma la nostra mente è troppo limitata per capirlo.
Gesù dice: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Perché non chiedi a Lui di riservarne una per te?
Ogni secondo che tu rimandi la decisione, diminuisce la probabilità che tu farai questa richiesta più tardi.
Gesù Cristo è capace e disposto a salvarti. Confida oggi in Lui.

COME SARA' IL CIELO ?



Come sarà il cielo?



Il cielo è l'abitazione futura di tutti i veri cristiani, e la Bibbia contiene diverse informazioni sul cielo.

1. Il cielo sarà un luogo perfetto.
Il cielo non è semplicemente paragonabile ad uno stato particolare od ad una vita paradisiaca, ma è un luogo preparato per uomini preparati. Molti si beffano del cielo e sostengono che in ogni caso si tratta di un'illusione. Altri invece affermano che l'unico cielo che l'uomo mai sperimenterà è quello in terra, che l'uomo stesso riesce a creare per se. Gesù invece presenta i fatti nella vera luce e asserisce: "Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; vado a prepararvi un posto. E, quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò..." (Giovanni 14:2).

giovedì 2 dicembre 2010

il regno è quì.

IL REGNO DI DIO GIÀ ESISTE ESSO È NEL MONDO: È IN NOI



IL REGNO DI DIO GIÀ ESISTE ESSO È NEL MONDO: È IN NOI

Di quanta potenza d'Amore hanno bisogno l'uomo odierno e il mondo odierno! Di quanta potenza dell'Amore misericordioso! Perché quel regno, che già esiste nel mondo, possa ridurre a nulla le potenze che inducono il cuore dell'uomo al peccato e nel mondo stendono l'orribile minaccia della distruzione. Amore misericordioso, Ti preghiamo, non venire meno!

1. "Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25,43). Abbiamo sentito queste parole poco fa, nel Vangelo della solennità odierna. Tali parole pronuncerà il Figlio dell'uomo quando, come re, si troverà dinanzi a tutti i popoli della terra, alla fine del mondo. Allora, quando "egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dei capri" (Mt 25,32), a quanti si troveranno alla sua destra, rivolgerà le parole: "ricevete in eredità il regno".

Questo regno è il dono definitivo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È il dono maturato "fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25,34), nel corso di tutta la storia della salvezza. Esso è dono dell'Amore misericordioso.

Perciò oggi, festa di Cristo Re dell'universo ed ultima Domenica dell'anno liturgico, ho desiderato venire al santuario dell'Amore misericordioso. La liturgia di questa domenica ci rende consapevoli, in modo particolare, che nel regno rivelato da Cristo crocifisso e risorto si deve compiere definitivamente la storia dell'uomo e del mondo:

"Cristo, infatti, è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti" (1 Cor 15,20).

2. Il regno di Cristo, che è dono dell'eterno Amore, dell'Amore misericordioso, è stato preparato "fin dalla fondazione del mondo".

Tuttavia, "a causa di un uomo venne la morte" (1 Cor. 15,21) e "tutti muoiono in Adamo" (a Cor 15,22).

All'essenza del regno, nato dall'Eterno Amore, appartiene la Vita e non la morte.

La morte è entrata nella storia dell'uomo insieme con il peccato.

All'essenza del regno, nato dall'eterno Amore, appartiene la Grazia, non il peccato.

Il peccato e la morte sono nemici del regno perché in essi si sintetizza, in un certo senso, la somma del male che è nel mondo, penetrato nel cuore dell'uomo e nella sua storia.

L'Amore misericordioso tende alla pienezza del bene. Il regno "preparato fin dalla fondazione del mondo" è regno della verità e della grazia, del bene e della vita. Tendendo alla pienezza del bene, l'Amore misericordioso entra nel mondo segnato col marchio della morte e della distruzione. L'Amore misericordioso penetra nel cuore dell'uomo, aggravato dal peccato e dalla concupiscenza, che è "dal mondo". L'Amore misericordioso instaura un incontro con il male; affronta il peccato e la morte. E proprio in ciò si manifesta e riconferma il fatto che questo Amore è più grande di ogni male.

San Paolo, tuttavia, ci rende consapevoli di quanto sia lunga la via che questo Amore deve percorrere, la via che conduce al compimento del Regno "preparato fin dalla fondazione del mondo". Egli, scrivendo sul Cristo Re, si esprime così: "Bisogna... che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte" (1 Cor 15,25 s.)

La morte è stata già annientata, per la prima volta, nella risurrezione di Cristo, che in tale vittoria si è manifestato Signore e Re.

Tuttavia, nel mondo continua a dominare la morte: "tutti muoiono in Adamo", perché sul cuore dell'uomo e sulla sua storia grava il peccato. Esso sembra pesare in modo particolare sulla nostra epoca.

Quanto grande è la potenza dell'Amore misericordioso, che aspettiamo fino a quanto Cristo non avrà messo tutti i nemici sotto i suoi piedi, vincendo fino in fondo il peccato ed annientando, come ultimo nemico, la morte!

Il regno di Cristo è una tensione verso la vittoria definitiva dell'Amore misericordioso, verso la pienezza escatologica del bene e della grazia, della salvezza e della vita.

Questa pienezza ha il suo inizio visibile sulla terra nella croce e nella resurrezione. Cristo, crocifisso e risorto, è fino in fondo autentica rivelazione dell'Amore misericordioso. Egli è re dei nostri cuori.

4. "Bisogna infatti che egli regni" nella sua croce e risurrezione, bisogna che regni fino a quando "consegnerà il regno a Dio Padre..." (1 Cor 15,24). Quando infatti ridurrà "al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza", che tengono il cuore umano nella schiavitù del peccato, e il mondo nella sottomissione alla morte; quando "tutto gli sarà sottomesso", allora anche il Figlio farà atto di sottomissione a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, "perché Dio sia tutto in tutti" (1 Cor 15,28).

Ecco la definizione del regno, preparato "fin dalla fondazione del mondo".

Ecco il definitivo compimento dell'Amore misericordioso: Dio: tutto in tutti!

Quanti nel mondo ripetono ogni giorno le parole "venga il tuo regno", pregano in definitiva "perché Dio sia tutto in tutti". Tuttavia, "a causa di un uomo venne la morte" (1 Cor 15,21), la morte, la cui dimensione interna nello spirito umano è il peccato.

Ed ecco, l'uomo, permanendo in questa dimensione di morte e di peccato, l'uomo tentato fin dall'inizio con le parole: "diventerete come Dio" (cfr. Gen 3,5), mentre prega "venga il tuo regno", purtroppo si oppone alla sua venuta, la respinge addirittura. Sembra dire: se in definitiva Dio sarà "tutto in tutti", che cosa rimarrà per me uomo? Questo regno escatologico non assorbirà forse l'uomo stesso, non lo annienterà?

Se Dio è tutto, l'uomo è niente; egli non esiste. Così proclamano gli autori delle ideologie e dei programmi, che esortano l'uomo a voltare le spalle a Dio, ad opporsi al Suo regno con assoluta fermezza e determinazione, perché solo così può costruire il proprio regno; cioè il regno dell'uomo nel mondo, il regno indivisibile dell'uomo.

5. Così ritengono, così proclamano, e per questo si battono. Impegnandosi in tale battaglia, sembrano non avvertire che l'uomo non può regnare finché in lui continua a dominare il peccato; che egli non è veramente re quando su di lui domina la morte... Che tipo di regno è mai questo, se non libera l'uomo da quel "principato, potestà e potenza", che trascinano al male la sua coscienza ed il suo cuore, e fanno scaturire dalle opere del genio umano orribili minacce di distruzione?

Tale è la verità sul mondo in cui viviamo. La verità sul mondo in cui l'uomo, con tutta la sua fermezza e determinazione, respinge il regno di Dio, per fare di questo mondo il proprio regno indivisibile. E, nello stesso tempo, sappiamo che nel mondo già esiste il regno di Dio, Esiste in modo irreversibile. Esso è nel mondo: è in noi!

Oh! di quanta potenza d'Amore hanno bisogno l'uomo odierno e il mondo! Di quanta potenza dell'Amore misericordioso!

Perché quel regno, che già esiste nel mondo, possa ridurre a nulla il regno del "principato, potestà e potenza", che inducono il cuore dell'uomo al peccato, e sul mondo stendono l'orribile minaccia della distruzione.

Oh quanta potenza dell'Amore misericordioso si deve manifestare nella croce e nella risurrezione di Cristo!

"Bisogna che egli regni...".

6. Cristo regna per il fatto che tutti e tutto conduce al Padre, regna per consegnare "il regno a Dio Padre" (1 Cor 15,24), per sottomettere se stesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa" (1 Cor 15,28).

Egli regna come Pastore, come il Buon Pastore. Pastore è colui che ama le pecore e ne ha cura, le protegge dalla dispersione, le raduna "da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine" (Ez 34,12).

L'odierna liturgia contiene un commovente dialogo del Pastore con l'ovile.

Dice il Pastore: "Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare... Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia" (Ez 34,15-16).

Dice l'Ovile:

"Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla;

su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino

per amore del suo nome..

Felicità e grazia mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,

e abiterò nella casa del Signore

per lunghissimi anni" (Sal 22/23, 1-3.6).

Questo è il parlare quotidiano della Chiesa: il dialogo che si svolge tra il Pastore e l'Ovile ed in tale dialogo matura il regno "preparato fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25,24).

Cristo Re, come Buon Pastore, prepara in diversi modi il suo Ovile, cioè tutti coloro che Egli deve consegnare al Padre "perché Dio sia tutto in tutti" (1 Cor 15,28).

7. Quanto desidera egli dire a tutti un giorno: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno" (Mt 25,34)! Quanto desidera egli incontrare, nel compiersi della storia del mondo, coloro ai quali potrà dire: "...io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,35-36)!

Quanto desidera egli riconoscere le sue pecore dalle opere di carità, anche solo una di esse, anche dal bicchiere di acqua dato nel suo nome (cfr Mc 9,41)!

Quanto egli desidera riunire le sue pecore in un solo ovile definitivo, per porle "alla sua destra" e dire: "ricevete...il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo"!

E tuttavia, nella stessa parabola, Cristo parla dei capri che si troveranno "alla sinistra". Sono coloro che hanno rifiutato il regno. Hanno rifiutato non soltanto Dio, considerando e proclamando che il suo regno annienta l'indiviso regno dell'uomo nel mondo, ma hanno rifiutato anche l'uomo: non l'hanno ospitato, non l'hanno visitato, non gli hanno dato da mangiare né da bere.

Il regno di Cristo, infatti, si conferma, nelle parole dell'ultimo giudizio, come regno dell'amore verso l'uomo. L'ultima base della condanna sarà proprio quella motivazione: "ogni volta che non avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me" (Mt 25,45).

Questo è dunque il regno dell'amore verso l'uomo, dell'amore nella verità; ed è perciò il regno dell'Amore misericordioso. Questo regno è il dono "preparato... fin dalla fondazione del mondo", dono dell'Amore. E anche frutto dell'Amore, che nel corso della storia e del mondo si fa costantemente strada attraverso le barriere dell'indifferenza, dell'egoismo, della non curanza e dell'odio; attraverso le barriere della concupiscenza della carne, degli occhi e della superbia della vita (cfr Gv 2,16); attraverso il fomite del peccato che ogni uomo porta in sé, attraverso la storia dei peccati umani e dei crimini, come ad esempio quelli che gravano sul nostro secolo e sulla nostra generazione... attraverso tutto ciò!

Amore misericordioso, Ti preghiamo, non venire meno!

Amore misericordioso, sii infaticabile!

Sii costantemente più grande di ogni male, che è nell'uomo e nel mondo. Sii più grande di quel male, che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione!

Sii più potente con la forza del Re crocifisso!

"Beato il suo Regno che viene".

IL REGNO DEI CIELI PER I CRISTIANI



La certezza della vita eterna beata si è manifestata solo negli ultimi libri dell'Antico Testamento. Precedentemente si considerava che i morti scendessero al "regno dei morti" o sheol, "luogo delle ombre", senza gioie.[senza fonte]

Nei libri dei Maccabei, libri deuterocanonici non inclusi nel canone ebraico, si esprime la certezza della risurrezione dei morti e della vita eterna. La retribuzione sarà secondo le opere di ciascuno.

Gesù ha presupposto molto chiaramente questo insegnamento in varie parabole e discorsi:

* Nel giudizio universale (Matteo 25,31-46).
* Al "buon ladrone" (espressione meglio tradotta come "delinquente pentito") Gesù promette il regno usando questa stessa parola: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel Paradiso" (Luca 23,39-43).

Il termine appare anche in 2Cor 12,4: L'apostolo Paolo afferma di essere stato rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. Nell'Apocalisse 2,7 il termine viene usato in riferimento all'Eden: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.

La primitiva coppia umana fu posta in "giardino in Eden ( Genesi II, 8 e segg. ). Il Paradiso consiste nella visione beatifica di Dio . Secondo la " Benedictus Deus " di papa Benedetto XII " le anime dei santi vedono la divina essenza con visione intuitiva ed anche faciale , non essendovi di mezzo alcuna creatura che funga in ragione di oggetto veduto , bensì mostrandosi la stessa divina essenza immediatamente , nudamente, chiaramente e apertamete " . La visione di Dio è l'ultima meta delle aspirazioni dell'uomo e lo rende beato ( v. I Corinzi , XIII, 12 ; I Giovanni, III, 2 ).

PARADISO.-


Il termine paradiso indica un luogo utopico sereno e non soggetto al trascorrere del tempo, caratterizzato da pace e felicità. Nel contesto di numerose religioni si riferisce alla vita eterna beata dei defunti.

Il termine deriva dal sanscrito paradesha o "paese supremo", più tardi occidentalizzato in pairidaeza (iranico) che è un composto di pairi- (attorno) e -diz (creare), paràdeisos (greco), pardes (ebraico), partez (armeno) (giardino) e paradisus (latino), da cui derivò in italiano paradiso.

Fonti come Senofonte usavano questo termine per indicare il famoso giardino "paradiso" imperiale persiano, simbolo visibile della capacità ordinatrice (cosmetica) del sovrano, contrapposta al resto del mondo (caotico) che sfuggiva al suo dominio. Si trattava di zone di altopiano e di agricoltura pluviale recintate, con vegetazione lussureggiante, in netto contrasto con i terreni circostanti semi-aridi e abbandonati a se stessi, che si diffusero sotto i primi imperatori achemenidi e da cui trasse origine la leggenda dell'Eden.[1] Le tre principali derivazioni occidentali del termine (ebraico pardès, persiano pairidaēza e greco paràdeisos), contengono infatti la stessa idea fondamentale di un parco o giardino.

L'accezione attuale di "paradiso", che oggi è inteso come "i Cieli" o comunque luogo di piacere finale, deriva dal significato della parola greca paràdeisos usata nella Bibbia dei Settanta per indicare il giardino dell'Eden.

IL REGNO DEI CIELI--PARADISO.


Con questa espressione Gesù si riferiva al regno o alla sovranità di Dio su tutte le cose. Questo concetto era in contrapposizione a quello di regno dei poteri terreni, specialmente l'Impero romano, che aveva occupato le città di Nazaret e Cafarnao, dove Gesù viveva, ma anche la città più importante della Giudea, Gerusalemme.

Nella tradizione cristiana il Regno dei Cieli (o di Dio) è stato accostato al concetto di paradiso.